domenica 8 ottobre 2006

Lucky Starr, il vagabondo dello spazio


Ho da poco terminato di leggere "Lucky Starr, il vagabondo dello spazio", di Isaac Asimov, scrittore naturalizzato statunitense di fantascienza e di divulgazione scientifica. (Petrovichi, Bielorussia, 2 gennaio 1920- New York, USA, 6 aprile 1992). Questo romanzo, all'interno di una già immensa produzione, costituisce il primo di una serie di romanzi (6 in tutto) che vedono come protagonista il giovane David Starr.
Bisogna premettere che questo romanzo fu ultimato nel 1951 e che lo scrittore, pur dando importanza alla divulgazione scientifica, dovette ammettere che tante delle fantasie da lui immaginate furono in seguito superate dalla realtà delle nuove scoperte. Di tutto ciò Asimov fa accurata analisi nella prefazione e spiega come tutto ciò che egli ha scritto fosse coerente al sapere e alle conoscenze dell'epoca, ma ormai superato. Questo non toglie comunque al lettore il piacere di leggere e di fantasticare grazie alla florida immaginazione dell'autore.
Vengono illustrate le origini del protagonista, la sua storia, il nascere della sua collaborazione con il Consiglio della Scienza, importante istituzione che si occupa di mantenere e monitorare i rapporti fra i pianeti del sistema solare, e viene introdotto il filo conduttore del romanzo: l'avvelenamento di cibi prodotti nelle fattorie delle colonie terrestri su Marte, che provocherà delle morti sulla Terra - Terra che (immaginata in un lontano futuro) non è più in grado di accogliere altra vita, nè di permettere la coltivazione necessaria al fabbisogno mondiale.
David "Lucky" Starr deciderà così di partire alla volta di Marte, per indagare e scoprire le cause degli avvelenamenti dei cibi. Qui, si scontrerà con la vita marziana, costituita da terrestri insediatisi in città "sotto vetro" e che trovano lavoro presso le immense fattorie dove si produce il cibo destinato alla Terra. David avrà modo di farsi assumere (non senza problemi) in una di queste fattorie e qui incontrerà dei personaggi che poco alla volta dipaneranno la misteriosa questione degli avvelenamenti, ma senza dare sostanzialmente grandi aiuti. Uno di questi incontri sarà però fondamentale per David, perchè metterà nella sua mente il germe di una possibile e sepolta civiltà marziana, la quale, non approvando la presenza di terrestri sul pianeta, starebbe facendo di tutto per allontanarli avvelenando i loro cibi direttamente dal sottosuolo.
Cuore del romanzo, la possibilità di esistenza di una vita marziana al di fuori di quella coloniale terrestre, spingerà il protagonista a scendere per chilometri lungo un'enorme fenditura del terreno (una specie di faglia); una discesa fisica che è anche discesa nelle profondità dell'immaginazione, porterà David, ormai stremato, alla scoperta di un'apertura rettangolare su una parete: solo un essere pensante poteva averla creata. Attraversata questa apertura egli verrà in contatto con la forma di vita originaria del pianeta Marte, nulla che possiamo immaginare, nulla a cui possiamo dare un volto, nulla che possiamo "riferire" a qualcosa di esistente, pensiero puro e assenza totale di materia. (Non voglio dilungarmi sui particolari per non togliere il piacere della lettura a chi volesse intraprenderla). E' questa la parte di romanzo che ho vissuto in modo più febbrile, nel suo cuore fantastico si aprono milioni di possibilità a noi sconosciute e difficili da comprendere: siamo esseri fatti di materia legati nei nostri pensieri, a referenti, abbiamo bisogno di associare il linguaggio alla realtà, e quando non riusciamo più a farlo o non ne abbiamo più la possibilità, smettiamo di comprendere.
David riceverà da queste presenze un "dono" (non rivelerò cosa), che durante il suo ritorno alla fattoria saprà salvargli la vita e in seguito, portarlo alla soluzione del mistero del veleno.
Un romanzo che fa sognare, per chi come me e non solo, ama la fantasia e l'immaginazione; un viaggio attraverso la natura umana "esportata", un eroe che incarna l'atavico desiderio di scoperta e la curiosità dell'Uomo, e la presa di coscienza di forme di vita "altre" dalla nostra. Sicuramente da non perdere per gli appassionati del genere, ma, dal mio punto di vista, anche per i non-appassionati. L'immaginazione può essere speranza.
Cos'è la fantascienza? Una serie di irrealizzabili fantasie che prendono spunto da nozioni scientifiche, o anticipazioni su quello che sarà o potrebbe essere?

15 Comments:

Blogger J29A said...

Grazie per l'interessantissima risposta. Mi ritrovo pienamente nello spaesamento di Pascal, nella sua "ignoranza terribile di tutte le cose". Nella meditazione di cui parla, sebbene non gli sembri che questa serva a molto, intravedo un elemento evolutivo.
Se potessimo realisticamente percepire le dimensioni dell'Universo ci renderemmo conto delle limitatissime conoscenze che abbiamo.
Siamo formiche accanto a un grattacielo, non ci rendiamo conto di cosa sia, anzi, probabilmente percepiamo anche quello come "mondo" (e che mondo! sempre che le formiche siano già a conoscenza del fatto di essere su una sfera e non su un rettangolone!).
Cos'è l'ignoranza terrestre, quella di tutto ciò che ha creato, fatto, detto e scoperto l'uomo, di fronte all'ignoranza dell'Universo?
Un Dio? Un essere più evoluto di me? Magari plasma la mia mente e mi dirige completamente, o mi "mostra vie" per progredire nella mia evoluzione, oppure cerca di ostacolarmi o magari me lo sono solo inventato perchè ho bisogno di sapere che esiste una cosa del genere.
Credo che ciò a cui bisognerebbe opporsi è il desiderio di stabilire regole per materie indimostrabili, e che una tesi non dimostrabile sia alla pari di un'altra, sempre non dimostrabile, indiscussamente.
Non so cosa mi induca a pensare, proprio in questo istante, che probabilmente la nostra conoscenza dell'Universo sia in qualche modo legata a quella del nostro cervello.
Una cosa irrilevante.

08 ottobre, 2006 20:37  
Blogger Zero said...

Il libro sembra interessantissimo! E non so voi.. ma io lo definirei più che attuale, non solo per la curiosità di vita extraterrestre, ma anche per le analogie con i recenti casi di avvelenamento su cibi e alimenti modificati che si sentono oramai sempre più spesso... ehehe Asimov mi sa che ci ha azzeccato (senza poterlo immaginare magari) anche in questo!

09 ottobre, 2006 09:34  
Blogger J29A said...

Fare un post sull'argomento, considerato che conosco ben poco di Young, mi sembra eccessivo. Se proprio devo farlo spero di leggere prima qualcosa, non posso basarmi su una semplice citazione senza conoscere cosa (nel testo in cui l'hai trovata) vi sia prima e dopo di essa. Risponderò qui dunque.
Quello che hai scritto fa subito scaturire in me alcune domande:
1) L'uomo DIVENTA un distinto anello di una catena - ma non dovrebbe già dalla nascita far parte di questa catena? Il verbo "diventa" fa presupporre che prima non ne faccia parte.
2) La catena in questione è INTERMINABILE - perchè? Non ha forse l'uomo avuto un'origine, una comparsa in un periodo ben definito su questo pianeta, come probabilmente avrà anche una fine, un'estinzione? Cosa rappresenta la catena? Forse il ciclo delle nascite, e tutte le nascite dalla prima all'ultima? Da questo punto di vista essa non sarebbe più interminabile.
3) A metà strada fra il nulla e la divinità - ma è inteso che ci troviamo in un ipotetico percorso dal nulla alla divinità o viceversa, e abbiamo percorso metà strada, o che siamo su una linea mediana equidistante e parallela sia a quella del nulla che a quella della divinità, e che mai toccherà nessuna delle due?
4) qual'è l'esatta definizione di "essere"?
Mi interessa continuare questo discorso, ma ho bisogno che tu mi chiarisca le idee su questi punti che ho specificato. Possiamo continuare a parlarne qui, fra i commenti, mi sembra il luogo più adatto, dato il post che lo ha scaturito. A presto

10 ottobre, 2006 13:21  
Anonymous Anonimo said...

dovrei ricominciare a leggere ma è un periodo dove non riesco a con centrarmi e a rilassarmi..

11 ottobre, 2006 10:25  
Blogger Zero said...

Umh.. "un distinto anello nell'interminabile catena dell'essere\ A metà strada fra il nulla e la divinità" Mah.. un pò ermetica... non so come interpretarla... la catena è interminabile perchè è interminabile la vita? o perchè considera interminabili le diverse specie e le diverso forme di vita? Io la vita la vedo come interminabile... ma chiarisco, non la vita umana, la vita in generale.. quando qualcosa sopravvive quasi sempre, e se non sopravvive, la vita in un modo o nell'altro riesce e riformarsi, rigenerarsi, in modi magari per noi impensabili. L'ossigeno, che x il nostro mondo è vitale, migliaia di anni fa fece sparire un sacco di forme di vita perchè era un "prodotto di scarto" di alcune piante che per le forme di vita di allora era tossico... ma pian piano la vita si è adattata a rendere vitale la nuova condizione... sono del parere che questo succederà continuamente, qua o in altri pianeti, è la lentissima evoluzione... quindi ok, per me la vita è effettivamente interminabile (vedendo le cose sotto quest'ottica) e l'altra frase... bè... mi viene in mente una domanda.. Young era cattolico? Perchè la prima cosa che mi è passata per la testa è "Polvere siamo e polvere ritorneremo" e anche "Creati ad immagine e somiglianza di Dio"... sono 2 fresi che sembrano giustificarmi la parte " A metà strada tra il nulla e la divinità"... ma ovviamente è solo un'interpretazione.. in materia purtroppo sono molto ignorante e non vorrei aver scritto una marea di stupidaggini...

11 ottobre, 2006 11:40  
Blogger Zero said...

Baraonda: come ti capisco...

11 ottobre, 2006 11:41  
Blogger J29A said...

Scusa Zero, ma c'è qualcosa che non mi torna nel tuo ragionamento:
- perchè la vita è interminabile? quando questo pianeta era solo un ammasso di materia fusa e gas non credo che vi fosse vita, a meno che non si voglia considerare vita il magma e tutti gli elementi.
- anche riguardo alle diverse specie: le razze umane sono state classificate come quelle animali e vegetali, non sono infinite (a meno che non si considerino pure quelle ancora non scoperte e quelle dell'universo, che non conosciamo).
- Parli di sopravvivenza della vita, di interminabilità della vita: se vogliamo intendere la vita (quella dell'universo con tutto ciò che contiene) come la persistenza della materia, si, forse sarebbe un pò più dilatata nel tempo, come durata ma:
- anche l'universo ha avuto un inizio (la vita era allora concentrata in un'unità totale di materia? o di antimateria?)
- e prima di ciò dunque cosa c'era?
- se era (l'universo) un'unità concentrata, cosa aveva attorno? dove si trovava? lo spazio vuoto c'è sempre stato? sono forse esplosi altri universi, prima o dopo il nostro? e se a un certo punto collasserano ritornando al nucleo iniziale (come alcuni scienziati sostengono), che fine farà la vita?
Ma forse, l'unica domanda che dovrei fare è: "Cos'è la vita?"

11 ottobre, 2006 20:41  
Blogger Zero said...

Bè.. dunque.. mi prendi un pò alla sprovvista.. cioè.. non so di preciso che risponderti.. ma ci provo.. andiamo con calma..
1) Anche se la vita è interminabile (certo, poi è opinabile anche ciò) non vuol dire mica che è sempre esistita.. cioè, un diamante è per sempre.. ok, ma prima deve pur generarsi, la vita la considero "infinita" non eterna (cioè che c'è sempre stata). No, non considero magma o altro "vita".. a meno che non fosse popolato da batteri, ma questo mica lo so.
2)Non intendevo nemmeno le differenti specie, parlavo di vita in generale, non di catalogazione di specie e razze
3) Per sopravvivenza di vita, della sua interminabilità, alludo all'evoluzione... alla vita "latente" che riesce pian piano ad adattarsi e a nascere... intendo che quello che oggi è un pianeta disabitato, potrà cominciare a sviluppare dei batteri tra miliardi di anni, che poi potrebbero subire un percorso evolutivo e diventare chissà cosa... non credo alle desolazioni eterne... solo perchè non c'è acqua in un pianeta non vuol dire che non ci possa essere vita, sicuramente non potranno esserci specie simili a quelle che noi conosciamo, ma con miliardi di anni di evoluzione la vita potrebbe attecchira anche là, una vita non basata sul carbonio, non basata sull'ossigeno, non basata sull'acqua, basata sulle condizioni che il pianeta di turno presenta, una vita per noi sicuramente "aliena" (non tanto nel senso di marziani, ma nel senso di totalmente differente da noi) ma pur sempre vita! Se per qualche cataclisma, sulla terra morisse ogni forma di vita... te la sentiresti di dire che sulla terra la vita è finita PER SEMPRE? Io sinceramente no.. direi che la vita è in stand by.. una pausa che può durare migliaia di anni, ma sai, per il cosmo, l'universo, per la materia, per la vita migliaia di anni sono poco più di un battito di ciglia, è per noi umani che sono un casino di tempo!
Per il resto.. mah.. io non so cosa sia la vita, e credo che non mi frega manco saperlo, a me interessa viverla la vita, ma posso dirti che ho più volte sentito questa frase "La vita è ciò che accade mentre ci occupiamo di altro".. e m'è sempre sembrata molto azzeccata :D

12 ottobre, 2006 09:27  
Blogger Alessia said...

Ragazzi non vi acchiappate.

14 ottobre, 2006 17:32  
Blogger Zero said...

Acchiapparsi? E quando mai? Comunque... devo dire che è VERAMENTE un piacere fare discorsi simili... sul serio!Ma alla fine... cos'è la vita? :D

16 ottobre, 2006 09:22  
Anonymous Anonimo said...

ciao come stai? passa a trovarci quando puoi..

17 ottobre, 2006 09:12  
Blogger J29A said...

Adesso meglio, grazie. Sto per uscire da una fastidiosa influenza e non ho avuto molta voglia di scrivere. A breve un nuovo post su un nuovo disco...che non troverete facilmente nei negozi di musica.
Ciao a tutti

17 ottobre, 2006 12:19  
Blogger Alessia said...

Mmh..forse so di chi stai parlando.. ho delle spiccate doti di chiaroveggenza..

18 ottobre, 2006 00:42  
Blogger Zero said...

si si.. anche io.. e il disco è tostissimo! :D

18 ottobre, 2006 09:05  
Anonymous Anonimo said...

caro vagabondo dello spazio... invisibile!, ti ho letto e ti commenterò presto... però seduti in una panchina in qualche giornata di sole chè purtroppo non ho il computer per molto tempo a disposizione adesso... e chè le nostre chiacchiere di alcolisti anonimi dal vivo (hai presente fight club, meraviglioso film?) mi piacciono moltissimo!
però qui ti/vi volevo consigliare, se non l'hai letti: minorty report di philip dick e, soprattutto, uno dei miei romanzi prefereti: farenight 451 di ray bradbury;)

06 novembre, 2006 19:14  

Posta un commento

<< Home